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« Venite in disparte e riposatevi un pò », dice il Buon Pastore.

AU FIL DU TEMPS (Articles publiés)


Repos en JésusFratelli e sorelle, quasi ci prendono il cuore queste parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli, mentre li esorta a riposare, dopo le fatiche e i ritmi incalzanti della missione…; Sono le stesse parole che traduce l’atteggiamento di Gesù nei confronti della folla stanca, e disorientata.SI! è la compassione ad essere al centro della liturgia di questa domenica, compassione che in Gesù trova il suo senso, il suo fine, la sua motivazione più vera: Gesù è la compassione di Dio fatta carne. Tutta la vita di Gesù è stata attraversata da questa compassione. Ma che sarà mai questa compassione? Guardare la persona prima dei risultati. Guardare il cuore oltre le parole….

Per Gesù, prima di tutto viene la persona. Non sappiamo nulla dei risultati raggiunti perché Marco non ne parla. L’invito al riposo esorta a riflettere sul suo valore. Può essere l’ambito del distacco dal proprio agire, spezzando l’identificazione usurante tra l’io sono e l’io faccio. Lio sono vale molto più dell’io faccio e quando non si puo più fare (in vecchiaia, nella malattia, nelle sconfitte della vita) è l’io sono che rimane. Gesù ha allora colto la stanchezza, lo smarrimento, la fatica dei suoi e per questo vuole che si riposino un pò, che stacchino la spina; Gesù avverte che c’è bisogno di un luogo e di un tempo tutto per loro dove nessuno possa intromettersi. Si ! una vacanza vissuta come un tempo per raccontarsi la loro vita senza ansia di prestazioni e distendere l’anima dalle fatiche e dai ritmi usuranti della missione. È necessario ritrovare un salutare « ozio », lasciando il quotidiano « negozio »! Ecco la logica prima del settimo giorno! Presso di Lui, nel giorno di riposo e santità, si recupera energia e fecondità! Prendiamoci il giusto tempo per ritemprare le energie del corpo e dello spirito. Così e soltanto così si acquisisce un cuore da Pastore capace di visione e commozione. Gli occhi si aprono per vedere i « senza pastore » di ogni tempo, cioè i senza pane, senza panni, senza verità, senza libertà, senza affetti, senza casa né patria, senza lavoro, senza amicizia, senza consolazione né speranza, i senza pieno e vero senso della persona umana.

« Erano come delle pecore senza pastore » : in quelli tempi cosi come oggigiorno, le relazioni tra dio e il suo popolo sono state descritte (e lo sono ancora) con lo stesso simbolo. All’uscita dell’Egitto, Dio condusse il suo popolo come un pastore nel deserto (Ex 15,3) ; Mosè morì preoccupandosi del popolo d’Israele che era come pecore senza pastore  (Nb 27,17) ; oggi, il profeta Geremia ci parla di un popolo in pericolo per mancanza di pastori che sia o all’altezza dei compito di guida (Jr 23, 1-6). Meno male che il salmo responsoriale ci narra un Dio buon Pastore che non ci fa mancare nulla. Infatti, nella prima lettura, si passa dai pastori all’unico Pastore: il Messia, della stirpe di Davide. (Ps 22/23).

Un popolo senza buoni pastori è anche l’immagine del mondo attuale che è in crisi di leadership. Quando ci si prepara alle elezioni, tutti si presentono come eroi. Ma per quanto tempo! Basta un attimo ed buongiorno alla Signora corruzione, all’oppressione, alla polizia delle idee che vuole uniformizzare tutti nel pensare (il politicamente corretto); ecco che sorgono i totalitarismi che assorbiscono le coscienze libere, riducendoli al silenzio. Allora ciascuno ha paura di ciascuno et di tutti, non osa dire ciò che si pensa perché non si sa come andrà a finire…

E allora in un tale mondo che Gesù è venuto ed è in questo mondo che ci invia. In quel tempo, lo Stato i chiamava l’impero Romano e il suo esercito, la sua burocrazia imponevano una disciplina di piombo. Non credo che oggi, la realtà sia diversa. A gente è disorientata e ha bisogno di un pastore che se ne prenda cura.

“E si mise a insegnare loro molte cose”: l’insegnamento sostanziale di Gesù funge della liturgia della Parola in questa celebrazione eucaristica improvvisata. ascolto. Ho diritto a esprimermi. Dimentichiamo che abbiamo il dovere di ascolto. accogliere. Il problema è che il nuto del suo Il primo servizio di Gesù alle folle stanche e disorientate è la Parola. San Marco non ci dice quale fosse il contenuto del suo insegnamento. Infatti, l’insegnamento di Gesù è proprio la sua persona che bisogna incontrare, ascoltare e accogliere. Il problema è che il nostro tempo fa valere più l’espressione più che l’ascolto. Ho diritto a esprimermi. Dimentichiamo che abbiamo il dovere di ascolto. “E si mise a insegnare loro molte cose”. Quale è il nostro livello di pazienza rispetto all’ascolto. Basta che una persona inizi a parlarmi che mi metta a preparare la risposta! Siamo stati inviati domenica scorsa, a due a due, per la missione. Dopo una settimana di impegni, i fedeli cristiani ritornano da Gesù, per raccontarsi, raccontargli la loro settimana, e attingere un po’ di energia per ripartire e espandere la compassione di Gesù a tutti. Ma che sarà questa compassione? Compassione è anche….condividere…prendersi cura di…preoccuparsi di…ascoltare con premura e tenerezza….capacità di lasciarsi coinvolgere nelle vite degli altri

II riposo interrotto

Tuttavia il riposo degli apostoli è interrotto – non disturbato – poiché la folla trova Gesù e quindi prevalgono le urgenze dell’annuncio. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte ose» (Me 6,34). Il volto dell’altro interpella e mette in secondo piano le richieste legittime dei desideri. Seguire il Vangelo non è alienarsi e deresponsabilizzarsi delle necessità di chi ci sta affianco. Il motivo fondante di questa disponibilità è la compassione che prova Gesù, una commozione e una partecipazione intima e interiore all’appello che viene dalla presenza stessa delle persone che lo cercano. Qui Gesù mostra il suo volto di buon pastore : insegna, cioè annuncia l’Evangelo con parole che rivelano il Padre e danno senso alla vita.

Qui Gesù mostra il suo volto di buon pastore : insegna, cioè annuncia il Vangelo con parole che rivelano il Padre e danno senso alla vita. La lettura liturgica qui s’interrompe ma bisogna porre attenzione al quadro complessivo. Qui Gesù insegna, ma subito dopo moltiplicherà i pani. Gesù è «buon pastore» perché nutre l’intimo di ogni uomo con due mense, le stesse della celebrazione eucaristica : la mensa della Parola e quella del pane. E questa compassione è per i discepoli, per la folla, per tutti.

Ecco come viene ri-significato il riposo per gli apostoli. Ovviamente, il riposo per il corpo che deve rifare le sue forze è importante; mai bisogna anche pensare a ricaricare le nostre “batterie spirituali” senza le quali non saremo più in grado di illuminare le strade del mondo contemporaneo sempre più frenetico. È allora importante metterci alla scuola del vangelo che rifà le nostre forze, poiché il vero riposo non è solo fisico, (anzi ci stanchiamo di più durante le nostre vacanze!): si stratta di riposarsi e ripoggiarsi in Dio al fine di riaggiustare il senso della nostra vita.

Spingiamo quindi fin all’estrema del paradosso: stimo cercando dove sarebbe Gesù in questi giorni? San Marco ci da la risposta: Gesù si trova in mezzo alle folle disorientate che hanno bisogno della Parola dopo un anno di dispersione. Cristo raduna tutti i popoli attorno al sacrificio eucaristico che riconcilia tutti. Egli fa di noi un solo popolo unito attorno a lui e ci invia a radunare quanti sono dispersi.


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