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« Ng’uyo Yezu araje. Musanganire ». Igihe c’Ubushikiro.

Ico ari co igihe c’Ubushikiro

Joannes Claudius MANARIYO

Muri Ekleziya Gatolika ikurikiza imigirwa y’Abanyaroma (Église Catholique Romaine), ni ikiringo kimara indwi zine, cugurura, uko umwaka utashe, urukurikirane rw’ukuntu bahimbaza ikinyegezwa ca Kristu. Muri Ekleziya Gatolika ikurikiza imigirwa yarazwe n’umweranda Ambruwaze (Église Catholique de rite ambroisien), ico kiringo kimara indwi zitandatu. Nk’uko n’ibindi biringo bisanzwe bifise umusi mukuru bigenda bitwerekezako, n’ikiringo c’Ubushikiro kirafise uwo kitwerekezako : kitwerekeza ku musi mukuru wa Noheli, ari wo musi mukuru w’ivuka rya Yezu Kristu. Uwo musi mukuru (Noheli), twovuga ko watanguye guhimbazwa mu gice ca mbere c’ikinjana ca kane inyuma y’ivuka rya Yezu Kristu. Ariko mu kinjana ca gatandatu, ni ho hashirwaho ikiringo c’ukuwitegurira, ubwa mbere ntacari kihari. Muri ico kiringo rero bǎrisonzesha bakongera bakibabaza. Ico kiringo kimaze kujaho, mu nyuma cafashe intumbero ya Liturujiya.

Ukuntu ico kiringo catanguye gushirwaho

Ico kiringo nticamye kiringanijwe muri Ekleziya. Catanguye guhimbazwa mu kinjana ca gatanu. Umwepiskopi Perpet w’i Tours twovuga ko ari we yatanguje ihimbazwa ry’ico kiringo. Mw’ikete yanditse yasavye abakristu ko kuva ku musi mukuru w’umweranda Maritino w’i Tours (uhimbazwa itariki 11 Munyonyo) gushika ku musi mukuru wa Noheli, boza barisonzesha gatatu mu ndwi. Hari abaciye batangura (suite…)

Seguire i pensieri di Dio invece di seguire quelli degli uomini.

IMG_0893Fratelli e sorelle, i testi biblici di questa Domenica sono una chiamata a seguire i pensieri di Dio che non sono quelli degli uomini. Questo è ciò che è accaduto al profeta Geremia. Dio gli ha affidato una missione difficile. È stato mandato a chiamare il re e le persone a convertire. Annuncia loro da Dio che i loro difetti avranno conseguenze drammatiche. In diverse occasioni, il profeta ha cercato di scappare a causa delle difficoltà della missione ma non era come un fuoco divorante che non poteva controllare. Egli fu sedotto di più di lui. Anche noi, nelle nostre prove, il Signore ci insegna a abbandonarci con amore. Dio ci ha creati con amore e dobbiamo rispondere a quest’amore.

Nella seconda lettura, abbiamo sentito la testimonianza di San Paolo. Sappiamo che prima pensava di salvare l’onore di Dio perseguitando i primi cristiani. Quando fu sequestrato, fu anche trasformato completamente da Cristo. Ha abbandonato le sue certezze per adattarsi al vero Dio che è Amore. E oggi ci raccomanda di non assumere come modello il mondo attuale. Guardiamoci di non essere presi dalle cose di questo mondo perché finiscono e anche il mondo finirà, ma le parole di Dio rimarranno sempre. Quello che è importante non è sempre quello che possiamo pensare. Abbiamo una chiamata a rinunciare alle idee del mondo e a cambiare i nostri cuori e le nostre mente per discernere la volontà di Dio.

Nel Vangelo, la Domenica scorsa, abbiamo sentito San Pietro professare la sua fede in Gesù come Messia, come Figlio del Dio vivente e Gesù ha detto che era ispirato da Dio Padre. Oggi fa il contrario perché ha una confusione oppure una falsa idea di Messia. Come molte persone del suo paese, Pietro stava aspettando un Messia che prenderebbe il potere e caccerebbe l’occupante romano del suo paese. Ora, Gesù annuncia che deve morire, andare a Gerusalemme, soffrire molto, essere ucciso e il terzo giorno risorgere dai morti. E veramente il contrario dell’idea di Messia di San Pietro. Un Messia che morirà di morte violenta? La morte della croce era la più terribile tortura. Per gli ebrei era la vetta della vergogna, era il segno della maledizione divina. E Gesù l’ha accettata per l’amore nostro, per salvarci. Per questo, cappiamo la reazione di Pietro. Poco prima, aveva visto la trasfigurazione di Gesù sul monte santo e ha sentito la voce del Padre, e la Domenica scorsa, ha professato che Gesù è Messia, ma oggi non capisce più perché è incompatibile. Non trova la logica. È perché rifiuta il tragico destino alla croce del Messia promesso a Israele. Senza rendersene conto, gioca il ruolo di satana, il tentatore. Ha impedito la strada a Gesù invece di sostenerlo e camminare con Lui. Questo potrebbe essere il primo negare di Pietro. È perché Gesù espande il suo discorso: Pietro non ha capito cosa significa essere discepolo. È necessario un aggiornamento: per salvare bisogna perdere la propria vita. Nelle nostre promesse battesimale, abbiamo giurato di essere sempre i discepoli di Gesù e nella confermazione, abbiamo dato la nostra mano destra alla Vergine Maria per guidarci et portarci a Gesù suo Figlio. Adesso, dove arriviamo? Siamo sicuri di non essere come Pietro? Viviamo in un mondo che cerca la gloria, l’onore, la potenza e soprattutto il denaro. Il grande rischio è di dimenticare che siamo creati per amare e santificarci attraverso le nostre opere. Dio che è Amore ci ha creati per farci partecipi del suo amore. Ci invita a progredire nell’amore e ad offrire la nostra vita per amore di Gesù, che è nei poveri, nei sofferenti, nelle vedove, etc.

Ma la nostra mentalità è che le cose facili sono le cose vere perché non ci domandano un po’ di sforzo ma alla più grande sorpresa, sono le cose false. Perché alla fine tante persone ripiangono e finiscono da darsi la morte? Qualche volte viviamo sempre nelle nostre tentazioni. Come Pietro ci allontaniamo dai pensieri di Dio e cerchiamo a correggerlo. Il Papa Francesco ci avvisa contro il rischio di essere mondani lasciandoci portare via dalle idee del mondo. In quel momento, diventiamo come il sale che perde il suo sapore. È questo che accade a un cristiano che ha la mentalità del mondo, è come il sale che perde il sopore o come un vino tagliato con l’acqua. Se ci affidiamo a Gesù, ci guiderà sulla via della vita e lotterà in noi e con noi contro la tentazioni. Fugiamo le facilità mondane e prendiamo le nostre croci e seguiamo Gesù. Ci introdurrà nella vita senza fine. Amen. Sia lodato Gesù Cristo

Dans son Royaume, les pauvre, les humbles et les faibles ont la prédilection de Dieu.

The SermonPeu de temps avant l’exil, le prophète Sophonie lance un pressant appel à ses compatriotes : «Cherchez le Seigneur, pratiquez la justice et l’humilité !» Le message sera reçu par le «Reste» d’Israël, demeuré fidèle au Dieu de
l’Alliance. Ainsi, quand le destin politique du peuple juif semble déjà fort compromis malgré les visées encore ambitieuses de ses chefs, le prophète Sophonie montre quelle est la vraie raison d’être du peuple de Dieu dans le monde. Non pas chercher un rôle de prestige, ni intervenir dans le jeu politique des grandes nations, encore moins dominer culturellement le monde, mais témoigner d’un nouveau sens de l’homme et de la société ; devenir un peuple où le pauvre sera respecté, où la justice aura force de loi, où la tromperie et le désir de dominer ne seront plus la base des rapports entre les hommes. Avec Sophonie, le sens du mot « pauvre » change se signification. Alors qu’il signifiait avant des hommes malheureux, qu’on aurait dit « maudits par le sort », il se réfère désormais à (suite…)

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